La BPCO è una malattia cronica che non colpisce solo il corpo, causando problemi respiratori, ma influisce anche, sull’umore e sulla salute mentale di coloro che ne soffrono.
Come succede per molte altre malattie croniche, si registra maggiore prevalenza di disagio psicologico rispetto alla popolazione sana in generale.
La BPCO interferisce sulla salute mentale per l’ impatto relazionale nella vita sociale di chi ne è affetto. Questo a causa della scarsa autonomia nello svolgimento di attività̀ quotidiane, anche molto semplici e banali. Ansia, depressione e stress sono, quindi, comuni tra i pazienti. Sintomi spesso aggravati da attacchi di panico legati alla paura di soffocare o di non riuscire a respirare in modo adeguato.
Oltre alle modifiche dello stile di vita, come una dieta equilibrata e attività̀ fisica regolare, il supporto psicologico gioca pertanto un ruolo fondamentale.
In quanto cronica, la BPCO non è guaribile ma solo curabile. Per cui è necessario che pneumologi e medici di base siano consapevoli di questo possibile ulteriore disagio che depressione e ansia possono provocare. In modo da poter modulare i trattamenti, includendo entrambi gli aspetti.
A livello scientifico è noto quanto sia frequente l’abbinamento di ansia e depressione con la broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Ed è importante sottolineare che la relazione è bidirezionale: la BPCO può̀ indurre depressione e ansia, così come depressione e ansia favoriscono il riacutizzarsi della BPCO.
Avere l’umore nero a livello patologico aggrava il disturbo polmonare per una serie di motivi. Tra questi c’è l’attitudine diffusa a lasciarsi andare e avere uno stile di vita non sano. Quindi con fumo, dieta non idonea, sedentarietà̀.
L’ansia e la depressione hanno conseguenze profonde per la salute della persona con BPCO.
La depressione risulta associata ad incrementi di mortalità̀, alterata qualità̀ di vita e maggiore permanenza in ospedale a seguito di una riacutizzazione. Aumenta anche il rischio di esacerbazione e di ospedalizzazione, di riammissione ospedaliera e di scadente tolleranza all’esercizio fisico. Lo stesso può̀ dirsi per la presenza di ansia. Questi pazienti sperimentano disagio psicologico, sociale, disfunzione cognitiva e neuropsicologica. Di solito diventano ansiosi e spaventati. E manifestano ritiro sociale, rabbia.
La paura e l’ansia a loro volta causano più̀ dispnea.
I pazienti non hanno, quindi, solo bisogni fisici ma anche relazionali. Richiedono ascolto, contatto fisico ed emotivo, condivisione e comprensione dei loro “umori”, dei loro stati d’animo. Il supporto psicologico si configura come una importante risorsa durante l’intero processo della malattia tramite un approccio centrato sulla persona.
Nel controllo dei sintomi quali ansia e depressione in pazienti BPCO a tutela della loro salute mentale, la riabilitazione respiratoria (Pulmonary Rehabilitation, ) può̀ rappresentare una alternativa interessante. Anche in aggiunta ad un approccio farmacologico/psicologico.
La riabilitazione polmonare è un programma multidisciplinare che combina interventi medici, psicologici, sociali e la rieducazione dello stile di vita. Ed è rivolto a pazienti affetti da patologie respiratorie croniche. Attraverso terapie personalizzate, è in grado di ridurre i sintomi e ottimizzare lo stato funzionale, sia fisico che psicosociale.
I programmi educazionali e di affiancamento psicologico sono opportuni per aumentare la consapevolezza della malattia e insegnare strategie per affrontare la cronicità̀.
In particolare, lo psicologo interviene individuando i bisogni del paziente. E, di conseguenza, aiutandolo nel percorso di cambiamento e adattamento fisico e psicologico che dovrà̀ gestire inevitabilmente con la malattia.
Alcuni interventi possono aiutare le famiglie a non sentirsi isolate. Ad esempio, interventi psico-educativi possono accrescere le conoscenze riguardo alla malattia. Oppure gruppi di sostegno possono supportare psicologicamente chi si dedica alla cura del paziente, evitando l’isolamento e sostenendo la rimotivazione.
Il sostegno psicologico appare particolarmente importante per le famiglie, al fine di mantenere un atteggiamento di fiducia, determinante anche per il malato.
Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l’affidabilità, l’attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.
• Aldhahi, M. I., Baattaiah, B. A., Nazer, R. I., & Albarrati, A. (2023). Impact of Psychological Factors on Functional Performance among Patients with Chronic Obstructive Pulmonary Disease. International journal of environmental research and public health, 20(2), 1285. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36674041/
• Annegarn J., Spruit M.A., Savelberg H.H.C.M., Willems P.J.B., van de Bool C., Schols A.M.W.J., Wouters E.F.M., Meijer K. (2012). Differences in Walking Pattern during 6-Min Walk Test between Patients with COPD and Healthy Subjects. PLoS ONE, 7:e37329. https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0037329
• Bourbeau, J. (2009). Activities of Life: The COPD Patient, COPD. Journal of Chronic Obstructive Pulmonary Disease, 6(3), 192-200. https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/15412550902902638
• Troosters, T., Sciurba, F., Battaglia, S., Langer, D., Valluri, S. R., Martino, L., Benzo, R., Andre, D., Weisman, I., & Decramer, M. (2010). Physical inactivity in patients with COPD, a controlled multi-center pilot-study. Respiratory medicine, 104(7), 1005–1011. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20167463/
• van Manen JG, Bindels PJE, Dekker FW, et al. (2002). Risk of depression in patients with chronic obstructive pulmonary disease and its determinants. Thorax, 57, 412-416. https://thorax.bmj.com/content/57/5/412
• Kunik M.E., Roundy K., Veazey C., Souchek J., Richardson P., Wray N.P., Stanley M.A. (2005). Surprisingly High Prevalence of Anxiety and Depression in Chronic Breathing Disorders. Chest, 127, 1205–1211. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0012369215344688