Vincenzo Zagà disegna la situazione sull’abitudine al fumo in Italia
All’inizio del Terzo millennio gli italiani cominciavano a fumare meno, negli ultimi dieci anni la tendenza si è invertita fino a toccare il picco di un fumatore ogni quattro persone. In occasione della Giornata mondiale senza tabacco il medico pneumologo Vincenzo Zagà, giornalista scientifico e caporedattore di Tabaccologia, la rivista ufficiale della Società̀ italiana di tabaccologia (Sitab), di cui è stato presidente dal 2017 e al 2021, scatta la foto dell’abitudine al fumo nel nostro Paese. A partire dai più giovani: “Il primo contatto con la nicotina avviene tra i 13 anni e mezzo e i 14 anni e mezzo. Secondo un’indagine dell’Istituto superiore di Sanità, quasi 700mila studenti italiani tra i 14 e i 17 anni hanno usato un prodotto contenente tabacco, dalle sigarette confezionate alle e-cig, in prevalenza ragazze”. L’esperto rimarca quali sono i rischi per la salute e per l’ambiente. E lancia un allarme: “Le sigarette elettroniche usa-e-getta spesso contengono una nicotina ‘modificata’. Rischiamo di creare una generazione di nicotino-dipendenti, che prima o poi sperimenterà l’originale con tutte le conseguenze”.
Quali sono i numeri dei fumatori e delle fumatrici in Italia?
“Nei primi anni Duemila si era osservato un declino nella prevalenza di fumo, seguito da una preoccupante inversione di tendenza a partire dal 2014. Dalle indagini annuali condotte dalla DOXA, si osserva che dal 2001 al 2013 la prevalenza di fumatori è diminuita dal 29,2% al 20,6%, per poi risalire fino al picco del 25,4% nel 2024, pari a 13 milioni di fumatori. Le donne hanno toccato il valore più alto dal 2009, una prevalenza del 21,6% – gli uomini 29,5%. Dall’indagine DOXA 2023 si rilevava che l’81,1% consumava sigarette confezionate, l’11,2% quelle fatte a mano, il 14% sigarette a tabacco riscaldato e il 5% sigarette elettroniche”.
Qual è la diffusione tra i giovanissimi?
“L’indagine DOXA 2024 ha evidenziato una prevalenza più elevata tra le giovani donne (15-24 anni) rispetto agli uomini della stessa fascia d’età. Queste differenze indicano la necessità di un approccio mirato nelle politiche di prevenzione nel controllo del tabagismo. Il Report 2024 sul tabagismo dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) mostra che circa uno studente italiano su tre tra i 14 e i 17 anni (30,2%, ovvero quasi 700mila) ha fatto uso, negli ultimi trenta giorni, di almeno un prodotto contenente tabacco o nicotina, tra sigarette tradizionali, elettroniche (e-cig) e tabacco riscaldato (HTP). Le sigarette tradizionali sono il prodotto maggiormente utilizzato dagli studenti (20,0%): a seguire l’HTP (18,7%) e la e-cig (18,5%). Le ragazze ne consumano maggiormente rispetto ai loro coetanei maschi, 34,8% contro 25,9%, e questo dato si conferma in tutte e tre le tipologie di prodotti indagati, soprattutto quelli a tabacco riscaldato”.
A che età si comincia a fumare?
“L’età del primo contatto con la nicotina si attesta tra i 13 anni e mezzo e i 14 e mezzo”.
Cosa dice la ricerca in merito ai prodotti a tabacco riscaldato, a cui genericamente ci si riferisce come “sigarette elettroniche”?
“Per quanto riguarda le sigarette a tabacco riscaldato va chiarito che non è un fumo sicuro e privo di rischi per la salute. Contiene nicotina e alcune sostanze cancerogene, come formaldeide e metalli pesanti, fra cui Polonio 210 e Piombo 210. Inoltre, sono state trovate una cinquantina di sostanze sconosciute e non presenti nel fumo tradizionale. Neppure le sigarette elettroniche sono innocue perché contengono nicotina e alcuni metalli pesanti. Le sigarette elettroniche usa-e-getta o ‘Puff bar’, molto utilizzate dai giovanissimi, oltre ad alcuni metalli pesanti spesso contengono una nicotina ‘modificata’, la 6-metil nicotina più, additogena. Il rischio è quello di creare una generazione di nicotino-dipendenti, che prima o poi sperimenterà l’originale con tutte le conseguenze devastanti per la salute”.
Qual è l’aspettativa di vita dei fumatori?
“Un recente studio, pubblicato su Addiction, dell’University College di Londra stima che ogni sigaretta in media ‘ruba’ in media circa 20 minuti di vita a un fumatore: 17 per gli uomini e 22 per le donne, con una aspettativa di vita ridotta di circa10 anni per un fumatore che non smette. Smettere di fumare a qualsiasi età produce sicuramente benefici, ma prima i fumatori scendono da questa scala mobile della morte, più a lungo e in salute potranno godersi la vita”.
L’esposizione al fumo passivo è equivalente all’uso di una sigaretta?
“Sebbene in percentuali inferiori, il fumo passivo contiene le stesse sostanze tossiche, più di 7mila, presenti nel fumo attivo di sigarette di tabacco ed è responsabile anch’esso di varie patologie croniche e cancerogene”.
La malattia più associata al fumo è il cancro, quali sono le altre patologie correlate?
“Il fumo di tabacco è una delle principali cause prevenibili di malattia, disabilità e morte prematura a livello globale. L’Organizzazione mondiale della Sanità ci dice che dei 1,3 miliardi di fumatori nel mondo, più della metà morirà per una patologia fumo-correlata. Il fumo di tabacco si comporta da fattore eziologico trasversale a vari organi ed apparati, sia per patologie tumorali che infiammatorie croniche, avendo come principali organi target orofaringe, apparato broncopolmonare – pensiamo a bronchite cronica, bronchite cronica ostruttiva, enfisema, fibrosi polmonari – e cardiovascolare – infarto miocardico, ictus cerebrale, arteriopatie e aneurisma aortico. Inoltre, è responsabile di effetti generali sul sistema immunitario e dello sviluppo di diverse malattie come la tubercolosi, il diabete e l’artrite reumatoide, nonché́ sul sistema riproduttivo femminile e maschile”.
Nell’ultimo rapporto Sitab fate riferimento anche ai danni al DNA
“Le oltre 70 sostanze cancerogene presenti nel fumo di tabacco agiscono sul DNA creando mutazioni che porteranno alla genesi dei tumori. È stato dimostrato che il fumare 20 sigarette al giorno per un anno è in grado di determinare 150 mutazioni nel DNA di ogni cellula anno è in grado di determinare 150 mutazioni nel DNA di ogni cellula polmonare, di 97 geni in cellule della laringe, di 39 nel faringe, di 23 nel cavo orale, di 18 in vescica e sei nel fegato”.
Sempre nel vostro ultimo studio parlata di radioattività̀ nelle sigarette. Ci può spiegare meglio?
“Le sigarette di tabacco tradizionali contengono due radionuclidi, il Polonio 210, potente cancerogeno ad emissioni alfa, e il Piombo 210, suo precursore, debolmente alfa, beta e gamma radioattivo. E’ stato calcolato che il danno biologico provocato dal primo, per un fumatore di 20 sigarette/die per un anno, è pari a 27-28 radiografie al torace. Recentemente, uno studio dell’Università di Losanna, oltre a confermare la presenza di entrambi nelle sigarette di tabacco convenzionali, l’ha svelata anche negli stick dei prodotti a tabacco riscaldato IQOS, seppure con livelli inferiori, che alla lunga possono creare danni alla salute”.
Quanto inquina fumare?
“I mozziconi rappresentano indubbiamente un rifiuto tossico che andrà ad inquinare mari, fiumi e laghi, acque potabili e non, alimenti e il cerchio si chiude inevitabilmente con l’uomo. Non è solo un problema di decoro ma di salute pubblica. Nel 2017 è stata emanata una legge contro la dispersione delle cicche, ma viene fatta rispettare molto poco. Le ‘new entry’ sono le sigarette elettroniche usa-e-getta, composte da plastica e batterie al litio, e le sigarette a tabacco riscaldato, per via di una lamella metallica contenuta nella sigaretta, la cui dispersione nell’ambiente è molto pericolosa per bambini e animali”.
Come dissuadere dal cominciare?
La prevenzione primaria del tabagismo è purtroppo il tallone d’Achille nella strategia di controllo del tabacco. L’Oms indica essenzialmente due strumenti efficaci: la giusta informazione scientifica fin dalle elementari, coinvolgendo insegnanti, e genitori, e l’aumento significativo del costo delle sigarette. La Società italiana di tabaccologia ha proposto, invano, di almeno cinque euro”.
Come convincere a smettere?
“Per sua natura, essendo il tabagismo una dipendenza, smettere di fumare è un percorso complesso, difficile ma possibile. Si può ricorrere al proprio medico e soprattutto ai professionisti tabaccologi dei Centri antifumo nelle Asl, che con counseling e farmaci efficaci possono accompagnare il fumatore intenzionato a smettere”.