A 20 anni dalla legge antifumo (Legge Sirchia):
una legge di sanità pubblica epocale
di Vincenzo Zagà (Medico Pneumologo, Bologna)
Giornalista medico-scientifico e caporedattore di Tabaccologia Società Italiana di Tabaccologia (SITAB)
Introduzione
La legge antifumo (legge n. 3 del 16 gennaio 2003, art. 51), meglio conosciuta come Legge Sirchia, è una delle normative italiane più significative in materia di salute pubblica. La legge, che quest’anno compie i 20 anni dalla sua introduzione (2005-2025), ha avuto un impatto profondo sulle abitudini degli italiani e sul modo in cui il fumo viene percepito e regolamentato nel Paese reale; una data epocale destinata a rimanere negli annali di sanità pubblica e di costume del nostro Paese.[1]
Il travagliato iter legislativo
Il suo iter legislativo fu un processo complesso che ha visto l’incontro di differenti visioni politiche, mediche e sociali. Da una parte c’era la lobby del tabacco molto presente nel nostro Parlamento, e dall’altra ricercatori scientifici, medici, Società scientifiche, fra cui in prima fila la Società Italiana di Tabaccologia (SITAB) e un’opinione pubblica che ormai montava insofferenza contro il fumo passivo. Im questo scenario fu determinante l’intervento dell’Unione Europea. Infatti nel 2001, l’Italia si trovò di fronte alla necessità di adeguarsi alle normative europee in materia di salute pubblica. L’Unione Europea aveva infatti avviato una serie di iniziative per ridurre il consumo di tabacco, tra cui il divieto di fumare in alcuni ambienti pubblici e il miglioramento della protezione dei non fumatori [2]. Questo quadro europeo esercitò una spinta decisiva sulle politiche italiane. Così, quell’articolo 51, inserito, come un cavallo di Troia, nella Legge n° 3 del 2003 sulla Pubblica Amministrazione, che dall’ora zero del 10 gennaio 2005 entrò in vigore, fu una delle più importanti norme a garanzia della salute per i non fumatori, stragrande maggioranza vessata da una minoranza di fumatori.
Ma l’approvazione della legge, prima, e la sua entrata in vigore, poi, non fu per niente facile. La battaglia è stata titanica per non fare affossare, come regolarmente avveniva da 40 anni, la legge in discussione. Ci si sentiva come Davide contro Golia, a mani nude contro i carri armati. Ma l’occasione era da non perdere per noi, “brancaleonesco” quanto entusiasticamente determinato drappello antifumo, consapevoli come eravamo, che, o passava o veniva tutto riaffossato come sempre e sine die. Ma in questo assedio il Ministro non rimase solo, grazie all’appoggio e solidarietà di Società Scientifiche come la Società Italiana di Tabaccologia (SITAB) che coinvolse il circuito internazionale di Globalink, i Centri Antifumo, le Associazioni di ex e non fumatori, Associazioni di consumatori, personaggi mass-mediatici e soprattutto gli italiani non fumatori che ne invocavano l ’ entrata in vigore [3]. Il ruolo, l’abilità e la determinazione del ministro Sirchia fu determinante a ché la legge antifumo entrasse in vigore senza rinvii o stravolgimenti del testo. Come ci ha tenuto a ribadire più volte il professor Sirchia, la sua legge “non è affatto proibizionista o liberticida, come da più parti si sosteneva, in quanto mettendo al primo posto la salute di chi non fuma, rispettando anche la libertà di chi fuma, a condizione che lo faccia in appositi spazi dedicati, ove possibile e secondo precise norme”.
Le reazioni alla legge
Le reazioni alla legge furono veementi e scomposte da parte della lobby pro-ftabacco. Per capire le difficoltà che l’ex Ministro Sirchia dovette affrontare nel varare la legge antifumo attualmente in vigore, basta avere percezione dell’entità e del lavoro svolto, come una tela del ragno, dalle Multinazionali del Tabacco (Big Tabacco) da almeno 40 anni, coinvolgendo, a proprio favore e spesso con mezzi discutibili e riprovevoli, la società a tutti i livelli (politico, mass-mediatico, medico e scientifico) per non far passare a livello nazionale leggi contro la pubblicità e il fumo passivo [4-8].
In preda ad una isteria collettiva e spaventati dall’idea di perdere clienti, in quei giorni le associazioni di ristoratori e bar sfidavano la legge nei tribunali amministrativi, mentre gruppi di fumatori col sostegno di varie categorie commerciali, avevano iniziato una campagna referendaria per abrogare la legge, che la Corte Costituzionale rigettò in tempi rapidi, in quanto il diritto alla salute viene prima di tutto, come scolpito nell’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana.
E a tale riguardo il prof. Ugo Ruffolo scriveva l’11/01/05 sul Resto del Carlino che “Codice alla mano, le norme di Sirchia sono inattaccabili. La censura di incostituzionalità è francamente risibile. E l’eventualità di referendum abrogativo è altrettanto implausibile. Stavolta la lobby fumo deve arrendersi”. Il malcontento dei fumatori che si registrò in quei giorni fu ben stigmatizzato in un suo editoriale da Guglielmo Pepe, direttore di Salute Repubblica, come “una polemica ipocrita perché si appella a principi liberali, i quali vengono deformati a proprio uso e consumo Ma quale libertà. È pura arroganza quella di chi rivendica la possibilità di fumare sempre e
comunque, a dispetto di
norme, regole e multe.
La nostra libertà individuale ha dei confini
che non vanno superati:
chi lo fa deve conoscere
le conseguenze e pagar
ne i prezzi”. Quanto
alla lobby del tabacco,
ancora oggi cerca ed
esplora costantemente
ogni possibilità di rapporto “collaborativo”
con varie organizzazioni, compresa la nostra
Società Scientifica, che
per ovvi motivi, etici e di principio, lo rifiuta, oltre che con la politica e la società civile, sempre in cerca di una nuova verginità che peraltro non ha mai avuto.
Italiani, qua la mano!
A dispetto delle apocalittiche previsioni di FIPE e Confcommercio i locali pubblici cominciarono a riempirsi ancora di più con, a parte qualche isolato fatto di intolleranza alla norma in vigore, un impensabile, per alcuni ma non per noi, senso di partecipazione e di civiltà [1].
Infatti, in tutta questa vicenda, la stragrande maggioranza del popolo italiano ha superato se stessa ed i suoi stucchevoli cliché di levantino menefreghismo e insubordinazione. L’incredibile quanto inattesa accettazione della legge contro il fumo nei luoghi pubblici da parte degli italiani spazzò via dubbi e stereotipi. Le possibilità di successo per la legge italiana sui luoghi di lavoro senza fumo sembravano incerte nei mesi precedenti dell’entrata in vigore nel 2005. Sfumate le minacce di incostituzionalità della legge, ciò che molti credevano avrebbe minato la legge è la natura anarcoide degli italiani. Si temeva, infatti, che i fumatori avrebbero esibito il loro dissenso semplicemente ignorando le regole, cosicché le cose sarebbero rimaste come prima in tutti i locali pubblici.
La possibilità prendeva sempre più corpo nel momento in cui i proprietari di bar e ristoranti minacciavano di non rispettare la legge, adducendo come motivazione il fatto di essere uomini d’affari e non “sceriffi dello Stato”.
Ma con l’entrata in vigore della legge antifumo, grazie anche alle precise e non interpretabili norme sanzionatorie, il 10 di gennaio, , tra lo stupore dei più, fu rispettata da tutti, a parte qualche sporadico caso balzato agli onori della cronaca. Così come non ci fu il tanto temuto collasso degli affari per bar e ristoranti.
“Sembra che gli italiani abbiano accolto con intelligenza la tutela della salute pubblica.” affermò l’ex ministro della salute Girolamo Sirchia, artefice della legge. Il fatto che le nuove regole siano state rispettate così bene rende inevitabile una revisione di alcuni stereotipi sugli italiani. “Siamo diventati improvvisamente rispettosi e disciplinati? No, è che non siamo stupidi.” scrisse Beppe Severgnini sul Corriere della Sera, “Quando una legge è sensata ed è fatta rispettare, anche con sanzioni pecuniarie, la rispettiamo”. Il successo della legge è anche dovuto alla sempre più larga diffusione della consapevolezza sui rischi del fumo di tabacco sulla salute anche dei non fumatori [10, 11].
Resta pertanto il fatto altamente significativo che la stragrande maggioranza popolo italiano ha, superato sé stesso ed i suoi stucchevoli cliché di levantino menefreghismo e insubordinazione, da farci esclamare con un entusiastico “italiani qua la mano”!
Prevalenza del fumo in Italia
Sebbene ci sia stato un calo significativo dei fumatori con l’introduzione della legge antifumo, a tutt’oggi, purtroppo persiste uno zoccolo duro di fumatori, difficile da scalfire che pur lontano dai 14 milioni del 2004, come certificava l’indagine DOXA-ISS, oscilla dai10,5 milioni del 2013 ai 13 milioni del 2024. E’ chiaro che per abbattere questo muro ripensare ed investire su nuove strategie di prevenzione da attuare a livello nazionale ma senza dimenticare di attuare quelle già certificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come altamente efficaci, in primis l’aumento del costo dei prodotti del tabacco.
Alla luce del trend di questi dati, è inevitabile non fare una riflessione: se ad oggi questo zoccolo duro non viene scalfito, nonostante i circa 80 mila decessi/anno per patologie correlate al fumo ed i quasi 10 mila fumatori che decidono di smettere ogni anno [25], appare chiaro che c’è un problema di prevenzione primaria nei ragazzi dove le industrie del tabacco vanno a garantirsi il loro business.
Gli effetti della legge sulla salute
L’introduzione della Legge Sirchia del 2003, ed entrata in vigore il 10 gennaio del 2005, ha rappresentato un cambiamento fondamentale nella gestione del fumo in Italia, con un impatto significativo sulla salute degli italiani. Questa legge, che ha vietato il fumo nei luoghi pubblici chiusi, negli uffici e in altri ambienti di lavoro, ha avuto, come era prevedibile, effetti positivi sia sulla salute individuale che collettiva, riducendo il numero di fumatori, l’esposizione al fumo passivo e le malattie ad esso correlate.
Il divieto di fumo nei luoghi pubblici chiusi ha ridotto drasticamente l’esposizione al fumo passivo, che era responsabile di numerosi casi di malattie cardiovascolari e respiratorie anche tra i non fumatori [12].
L’ISS ha osservato che l’adozione del divieto ha portato a una riduzione delle malattie respiratorie acute, come la bronchite e l’asma, tra i non fumatori [13]. Uno degli effetti più rilevanti della legge è stata la riduzione delle malattie cardiovascolari e respiratorie, in particolare tra i non fumatori. La Legge Sirchia ha limitato l’esposizione al fumo passivo, che è stato associato a un aumento del rischio di infarti, ictus e altre patologie legate al sistema cardiovascolare. Secondo uno studio dell’ISS, la mortalità per malattie cardiovascolari nei non fumatori è diminuita di circa il 15% nei primi 5 anni dall’entrata in vigore della legge [13].
I confronti degli eventi coronarici acuti in Italia prima dell’attuazione della legge antifumo (2000-2004) e dopo la sua attuazione (2005), hanno dimostrato una riduzione dell’incidenza del 7,9% e dell’11,2% rispettivamente tra le persone di età compresa tra 65 e 74 anni e tra 35 e 64 anni [14]. I dati raccolti dai centri ospedalieri hanno mostrato una diminuzione dei ricoveri per malattie respiratorie gravi dopo l’implementazione della legge. Infine, la legge ha contribuito a sensibilizzare la popolazione sui pericoli del fumo e ha incoraggiato molti fumatori a smettere.
Benefici a lungo termine per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN)
La Legge Sirchia ha avuto anche un impatto positivo sul Sistema Sanitario Nazionale, riducendo i costi sanitari associati al trattamento di malattie legate al tabagismo. Le malattie cardiovascolari e respiratorie rappresentano una delle principali cause di spesa per il sistema sanitario italiano, e la diminuzione dei casi di queste malattie ha alleggerito la pressione sulle strutture sanitarie.
Uno studio condotto nel 2009 dal Ministero della Salute ha stimato che la riduzione dei casi di fumo passivo e delle malattie a esso correlate ha comportato un risparmio significativo per il SSN, in termini di costi per i ricoveri ospedalieri e il trattamento delle patologie [15]. Sebbene non sia facile quantificare con precisione, i benefici economici della legge, questi sono stati considerevoli, soprattutto sul lungo termine
Conclusioni
La Legge Sirchia, ha segnato un momento di grande cambiamento in Italia. Il Paese, storicamente legato alla cultura del fumo, ha intrapreso un percorso di sensibilizzazione e di protezione della salute che continua a evolversi. La legge è stata uno strumento fondamentale per ridurre il fumo attivo e passivo e per stimolare il dibattito su tematiche sanitarie cruciali per la salute.
Gli effetti della legge sulla salute degli italiani sono positivi e tangibili. La riduzione del fumo passivo, la diminuzione delle malattie legate al tabagismo e il miglioramento delle abitudini sociali hanno contribuito a una significativa protezione della salute pubblica. Sebbene la legge abbia incontrato resistenze iniziali, il tempo ha dimostrato che le politiche antifumo sono efficaci, non solo nella riduzione del numero di fumatori, ma anche nel miglioramento della salute della popolazione e nel risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale. In conclusione, possiamo affermare che la legge Sirchia rappresenta una delle più belle pagine nella storia sanitaria dell’Italia repubblicana, uno spartiacque che ha iniziato a cambiare in meglio, lentamente ma progressivamente e inesorabilmente, lo stato di salute degli italiani.
Bibliografia
1. Mangiaracina G, Zagà V. Cronistoria di quel fantastico lungo addio. Tabaccologia 2020; 1: 38-41. http://www.tabaccologia.it/PDF/01_2020/11-01_2020.pdf
2. Commissione Europea (2001). Comunicazione sul fumo e la salute pubblica. Bruxelles.
3. Zagà V. Quello splendido lungo addio/That marvellous long good-bye . Tabaccologia 2014; 3-4: 7-10.
4. Zagà V, Mangiaracina G. Le strategie di Big Tabacco. Tabaccologia 2003; 1: 11-12.
5. Barnes DE, Boero LA. Why review articles on the health effects of passive smoking reach different conclusions. Jama 1999; 279: 1566-1570. 6
6. Terracini B. Epidemiologia & Prevenzione e le multinationalism del tabacco. Epid Prev 2000; 24(3): 99-100.
7. Forastiere F. I ricercatori non sapevano. Epid Prev 2000; 24(3): 108.
8. Clementi ML. Breve viaggio negli archivi della Philip Morris. Epid Prev 2000; 24(3): 103-107.
9. Zagà V, Mangiaracina G. When “freedom” kills. Tabaccologia 2021; XIX (1):3-6.
https://doi.org/10.53127/tblg-2021-A001
10. Italy Loves and Respects Clean Indoor Air. Acceptance of smokefree workplace law smashes stereotypes. ANSA, 8/26/05.
11. TGCom1/8/2005
12. Ministero della Salute (2002). Progetto di Legge sulla prevenzione del fumo. Roma
13. Istituto Superiore di Sanità (ISS). (2007). Le conseguenze della Legge Sirchia sulla mortalità cardiovascolare. Istituto Superiore di Sanità.
14. Cesaroni G, Forastiere F, Agabiti N, Valente P, Zuccaro P, Perucci CA. Effects of the Italian smoking ban on population rates of acute coronary events. Circulation 2008; 117: 1183-8.
15. Ministero della Salute. (2009). Rapporto sui costi economici delle malattie legate al fumo in Italia.