Fondazione Gimbe: in Italia mancano più di 500 pediatri di famiglia

Nonostante il calo delle nascite, in Italia mancano oltre 500 pediatri di libera scelta, con la gran parte delle carenze concentrate in Lombardia, Piemonte e Veneto. La Fondazione GIMBE lancia l’allarme: il ricambio generazionale è incerto e la tenuta del sistema pediatrico è a rischio. Il pediatra di famiglia rappresenta il primo riferimento per la salute dei bambini da 0 a 13 anni. È il punto di contatto tra le famiglie e il Servizio Sanitario Nazionale, la figura che accompagna la crescita dei più piccoli e ne tutela lo sviluppo fisico e psicologico. Oggi questa figura fondamentale sembra però sempre più sotto pressione: mancano infatti almeno 502 pediatri di libera scelta in Italia, e in alcune aree si è già superato il limite massimo di mille assistiti per medico. Il paradosso? Questo avviene nonostante il crollo delle nascite. La Fondazione GIMBE ha realizzato un’analisi puntuale delle dinamiche che regolano l’inserimento dei pediatri di libera scelta (PLS) nel sistema sanitario, cercando di fare chiarezza sulle carenze attuali e sui rischi per il futuro. L’analisi si muove su diversi livelli: dai vincoli demografici ai pensionamenti in arrivo, dalla definizione dei fabbisogni regionali alla reale capacità di attrarre nuovi specialisti.
Una crisi che rischia di compromettere la continuità dell’assistenza pediatrica, soprattutto nelle aree periferiche e nei grandi centri urbani.

Per legge, ogni bambino in Italia ha diritto a essere seguito da un pediatra di libera scelta almeno fino al compimento dei 6 anni; dai 6 ai 13, i genitori possono poi decidere se restare con il PLS o passare al medico di medicina generale (MMG), in base alle disponibilità locali. Dopo i 14 anni, salvo patologie croniche o disabilità documentate, l’iscrizione al pediatra viene automaticamente revocata. Secondo i dati ISTAT, al 1° gennaio 2024 erano quasi 2,5 milioni i bambini nella fascia 0-5 anni (quella cioè con iscrizione obbligatoria), mentre altri 4,1 milioni rientravano nella fascia 6-13 anni, potenzialmente in carico ai PLS. Nonostante un bacino potenziale di assistiti in calo, le difficoltà di accesso ai PLS sono però in forte aumento, lo conferma il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta: “Le segnalazioni sulla difficoltà di accesso al PLS arrivano oggi da tutte le Regioni, evidenziando criticità ricorrenti: complessità burocratiche, carenza di risposte da parte delle Aziende Sanitarie Locali (ASL), pediatri con un numero elevato di assistiti e impossibilità, per molte famiglie, di iscrivere i propri figli a un PLS. Una situazione che genera disagi rilevanti e richiede interventi organizzativi urgenti, per garantire la continuità dell’assistenza pediatrica, soprattutto ai più piccoli e ai più fragili”.

Secondo l’analisi GIMBE, al 1° gennaio 2024 mancavano almeno 502 pediatri di libera scelta. Di questi, il 75,7% si concentra in tre sole Regioni del Nord:

Lombardia: 180 carenze
Piemonte: 108
Veneto: 93

In 9 Regioni, invece, la situazione è apparentemente sotto controllo, con una media di assistiti per PLS inferiore a 850. Ma bisogna tuttavia fare molta attenzione, perché le stime sono su base regionale, mentre le carenze più gravi si registrano spesso a livello locale, in aree periferiche, montane o a bassa densità: “In realtà è necessario considerare due aspetti fondamentali. Anzitutto, l’ultimo ACN ha innalzato il rapporto ottimale da 600 a 850, “assorbendo” di fatto una quota consistente delle carenze registrate al 1° gennaio 2023. In secondo luogo, una stima su base regionale non intercetta le carenze localizzate, che si manifestano in territori a bassa densità abitativa, zone disagiate, aree montane”, precisa poi ancora Cartabellotta.
Il quadro demografico è in continuo mutamento, le nascite sono infatti in calo da anni: tra il 1° gennaio 2019 e il 1° gennaio 2025 si contano circa 430mila bambini in meno nella fascia 0-5 anni, con una conseguente riduzione del fabbisogno teorico di PLS. Nel solo 2023, a fronte di 379.890 nuovi nati, ben 570.894 adolescenti hanno compiuto 14 anni, uscendo dal circuito dell’assistenza pediatrica. Tuttavia, il 57,5% della fascia 6-13 anni è ancora seguito da un PLS, e questo ha generato un incremento netto di oltre 50.000 assistiti in carico ai pediatri. In pratica, nonostante meno nati, i carichi di lavoro per i pediatri sono aumentati.
I nuovi pediatri entrano nel SSN solo se le Regioni (o i soggetti da esse delegati) individuano ambiti territoriali carenti, ovvero aree dove la copertura assistenziale è insufficiente. La soglia considerata ottimale è 1 PLS ogni 850 assistiti, considerando anche i minori della fascia 6-13 anni ancora in carico ai pediatri. Con il nuovo ACN, il calcolo del fabbisogno è stato aggiornato includendo anche questa fascia di età, che prima era esclusa. “Sostanzialmente con il nuovo ACN”, spiega il Presidente, “rientrano nel calcolo del fabbisogno tutti gli assistiti in carico ai PLS, anche quelli della fascia 6-13 anni che in precedenza ne erano esclusi. Questo consente di parametrare correttamente il numero dei PLS rispetto alla popolazione effettivamente assistita”.

Competenze

, ,

Postato il

Luglio 5, 2025