I pilastri di una dieta alla portata di tutti
L’abbiamo visto esibirsi in scioltezza ai fornelli, alle prese con un sugo al pomodoro fresco da offrire sulla pasta – che predilige rigorosamente integrale – a fratello maggiore e allenatore. L’abbiamo ammirato mentre sgranocchia carote tra un game e l’altro, a volte affiancato dai folkloristici “Carota boys”, sdegnando le banane ricche di potassio tanto amate dai suoi colleghi tennisti. Abbiamo saputo che due chef stellati – prima Davide Oldani e ora, dopo Wimbledon, anche Bruno Barbieri – gli hanno dedicato altrettanti soufflé a base di carote, tra l’altro ben visibili a distanza, dato il colore arancione brillante che li caratterizza. Ma soprattutto, abbiamo gioito con lui al termine di innumerevoli tornei, cui partecipa come numero 1 del ranking mondiale vincendo spesso – da ultimo, appunto, Wimbledon – o uscendone comunque sorridente e a testa alta.
Parliamo naturalmente di Jannik Sinner, il super-campione italiano saldamente ancorato al numero 1 delle classifiche internazionali di tennis, beniamino da qualche tempo degli sportivi da divano (e non) del Bel Paese. E tra post che ce lo mostrano mentre lucida la Ferrari nuova in giardino, news che ci segnalano i suoi movimenti vacanzieri passo dopo passo, e tabelle di allenamento pubbliche che ci fanno sentire tutti un po’ sportivi, una domanda sorge spontanea: cosa mangerà il Sinner nazionale per mantenersi a tali livelli di prestazione? Quali saranno i pilastri della sua dieta, che magari non tutti, ma almeno chi fa sport, potrebbe provare a imitare per supportare livelli ottimali di forma fisica?
Semplice: Jannik mangia – al netto degli allenamenti sfiancanti e delle performance brucia-calorie cui dedica le sue giornate – quello che dovremmo mangiare tutti per stare bene. E uno zapping tra le sue dichiarazioni più recenti chiarisce le basi di un’alimentazione rigorosa e sana, che i ben informati hanno prontamente ribattezzato, magari sognando di emularne le vantaggiose conseguenze, “il metodo Jannik”.
I pilastri (personali) del regime Sinner
La ricetta di base? Cereali integrali in abbondanza, proteine del pesce, delle uova e dei legumi, e verdure a iosa: delle carote si è detto, ma c’è naturalmente molto altro. Il tutto senza gli estremismi tanto diffusi tra i suoi colleghi. Se Novak Djokovic segue infatti un regime alimentare strettamente vegetale, pratica il digiuno intermittente, evita come la peste carne, pesce, latticini e zuccheri raffinati, e non pare gradire nemmeno il glutine, Carlos Alcaraz – lo sconfitto dell’ultimo Wimbledon – il glutine lo vede proprio (pur non essendo celiaco) come un nemico da battere, e per il resto dichiara allegramente di mangiare di tutto, pur avendo in realtà abbandonato il junk food che tanto gli piaceva da ragazzino.
Ma torniamo a Sinner. Che mette nel piatto la stessa testa – leggi determinazione, costanza e forza di volontà – usata in campo: ovvero, regole chiare, calma olimpica, pochi sgarri (ma letteralmente buoni), e in caso di bisogno i consigli del nutrizionista del team e di papà Hanspeter – che di mestiere fa il cuoco – con l’aggiunta dei dolci di mamma Siglinde e di nonna Maria (finalmente un nome italiano…), a dire del campione leggendari e del tutto irrinunciabili.
Entriamo nei dettagli. Perché se conosciamo l’amore di Jannik per le carote (ricchissime di sali minerali, fibre, zuccheri e vitamina A, che con quella pelle chiara da altoatesino non guasta certo), meno nota è la sua propensione per il “pickle juice” tracannato agli Australian Open 2025, succo di cetriolini sottaceto dalle provate proprietà anti-crampi, che sembra stoppare – per il contenuto in sodio e acido acetico – lo stimolo nervoso alla base della dolorosa contrazione muscolare.
Esclusi prevedibilmente dalla dieta cibi ultraprocessati e bevande zuccherate, e alla larga dalla farina d’insetti che imperversa più o meno esplicitamente nelle preparazioni dell’industria, Sinner ha uno schema alimentare semplice, cui aderisce con rigore, al netto di qualche sgarro che non lo impensierisce più di tanto: la sua colazione standard in caso di partite imminenti è a base di avena, frutta fresca e miele in modo da evitare picchi glicemici eccessivi, con l’alternativa di yogurt, carboidrati integrali e confettura; il pranzo, super-equilibrato, prevede in successione pasta o riso integrali, carne bianca o pesce, e verdure che apportano vitamine, minerali e fibre.
Anche la gola ha la sua parte
Gli strappi alla regola? Ci sono, eccome: dalla schnitzel (la cotoletta) di nonna Maria allo strudel – che secondo i ben informati non sarebbe stato inventato in Alto Adige ma in Turchia – di mamma Siglinde, dalla massiccia “padella dell’alpinista” con canederli, maiale e crauti preparata da papà Hanspeter, agli inevitabili sgarri in compagnia degli amici, quando in tavola approdano pizza, fish & chips, sushi e dolci vari, di cui il campione – che dopotutto resta un 23enne – sembra particolarmente ghiotto.
Niente di inarrivabile, insomma. Ma come spesso succede, sono costanza e determinazione a fare i risultati. E se l’italiano medio approda trafelato alla soglia dell’estate impensierito più dalla prova costume che dalla sostanza della forma fisica, i nutrizionisti ripetono implacabili ai comuni mortali il loro mantra: diete-lampo e digiuni selvaggi non portano ad alcun risultato, men che meno durevole. E quindi: alimentazione varia e il più “naturale” possibile, abbondanza di frutta, verdura e legumi, grassi buoni (olio EVO in testa) invece che saturi, pochi dolci, niente bevande gassate, condimenti e salse contingentati, e quantità delle porzioni sempre sotto controllo, perché anche una vasca d’insalata (tantopiù se condita in abbondanza) finisce per ingrassare. Quanto all’alcol, meglio sia un’eccezione piuttosto che la regola.
E poi, ricordare sempre che l’alimentazione da sola non basta. Serve l’attività fisica, e soprattutto serve escogitare una modalità efficace per tenere a bada il nemico pubblico numero uno: lo stress. E questo, a volte, si rivela più complesso del trovare la quadra di una dieta efficace.